immersa d’estate in un mare di verde e colorata in autunno di mille colori, è un arcipelago di colline e collinette, dai 600 agli 800m, che costituiscono tutto il suo vanto paesaggistico, la sua agreste bellezza.
Il vecchio nome Terra de Le Speneta e lo stesso stemma comunale ben simboleggiano la sua origine selvaggia: gli spinetesi hanno dovuto sottrarre, a colpi di scure prima e di aratro poi, la terra dei loro campi e l’abitativo delle loro case, vie, vicoli e piazzette alle spine dei rovi e alle querce dei boschi.
Lo evidenzia già questa località d’ingresso, circondata dalla natura e chiamata Fosso Fontanone perché ricavata da alcuni campi attraversati da un ruscello sempre gorgheggiante, a guisa di una grossa fontana. Più avanti, il centro abitato si allunga sul crinale del colle centrale, in posizione quasi baricentrica rispetto alle molte borgate che formano tutt’intorno una splendida corona.
Una grande frazione, tredici borgate e parecchi nuclei abitativi sparsi completano il territorio molto disseminato di Spinete.
A Spinete c’è un ritornello popolare, un coro che si alza alla fine di ogni festa e a memoria canta “mamma me mamma me, cosa chiù bella n’c po vdé” (mamma mia mamma mia non c’è cosa più bella da vedere). Si tratta di una canzone in dialetto scritta e suonata da un gruppo musicale di giovani spinetesi all’inizio degli anni Ottanta, si chiamavano i “Klinix” e il brano Lu Gir d l Burgàt.
“E c’abbiàmm dalla chiàzza Mancina…
…nu traìn può passàtt e a lu Paés c repeurtàtt”
Ci avviammo dalla Piazza Mancina…
…un carretto poi passò e al paese ci riportò
Tra il primo e l’ultimo verso c’è un’esperienza da vivere, una storia da conoscere, un racconto da leggere, un sentiero da percorrere e un territorio da scoprire. Tutto questo è Terra de Le Speneta.